هدف اصلی ادونس کاراته یکسان سازی و پیدا کردن زبان کاراته است همانطور که هیچ فرقی بین 4 سبک اصلی کاراته نمیگذارد. ادونس کاراته میگوید تمام سبکها هم سطح هم بوده و یکسان هستند؛ زیرا زبان علمی روحی و فنی ادونس کاراته مانند زبان موسیقی است که طبق اموزه های هزاران سال اکنون نیز با همان نت ها تدریس و اجرا میشود .کاراته را نباید مانند دریاچه ای کوچک محدود کرد که ان محدودیت در قید بند سنت ماندن است . بلکه باید با اتحاد سبکها و انسجام کاراته را به یک دریای بزرگ تبدیل کنیم Review of honors Professor S.Jamaleddin Nekoofar Won 11 world & Europe & Asiaan championships just coach of the national KARATE team for ITALY, & I.R.IRAN . S.J.Nekoofar The first absolutely Iranian world (WKF) kata referee &Youngest 9° dan "World union karte federtion WUKF " at 2011 , & one of the yongest 8° dan of "world karate federetion WKF" at 2002 ,Professor Nekoofar in protest at the conduct of Iranian womenes referee ( Due to prohibit the use of Islamic dress)So for this reason resigned in 2005.at wkf just referee ... Author of several volumes in several language art of karate & Multiple records in international sport management. WORLD KARATE ADVANCED

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برگزاری استاژ بزرگ کاراته در عنبرآباد

استاژ بزرگ کاراته با حضور 110 ورزشکار و مربی از نقاط مختلف کشور در شهرستان عنبرآباد کرمان برگزار شد.
به گزارش خبرگزاری صدا و سیما ، مدیر فنی فدراسیون کاراته اروپا و مسئول تدریس فنون جدید در این استاژ گفت: استاژ به دوره های کارآموزی جمعی کاراته کاها و مربیان کاراته اطلاق می شود تا با جدیدترین فنون و قوانین این رشته ورزشی آشنا شوند.
سیدجمال الدین نکوفر با اشاره به سطح بالای کاراته در کشور گفت: ما نه تنها نیازی به مربیان خارجی برای آموزش کاراته نداریم بلکه هم اکنون 20 مربی کاراته ایرانی در کشورهای مختلف آسیایی و اروپایی مشغول آموزش ورزشکاران این کشورها هستند.
دراین استاژ دو روزه که در سالن شهید فرقانی شهرستان عنبراباد برگزار شد 110 ورزشکار و مربی از استانهای مختلف کشور حضور داشتند . 


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جمهوری اسلامی ایران 

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NEWS

The Tokyo 2020 Olympic Games Organising Committee (TOCOG) has proposed to the IOC Karate as an additional sport for these Olympic Games. The proposal includes the individual KATA categories(male and female) and the individual KUMITE categories (3 male categories and 3 female categories).


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مبارزه در کاراته امروزی

بررسی کومیته ازدیدگاه تاکتیکی و تفهیم استراتژی

سید جمال الدین نکوفر

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       Il Kumite oggi: riflessioni sulla tattica e sulla strategia

 

Seyed Jamaleddin Nekoofar

 

Introduzione

L’argomento di cui ci occupiamo è materia estremamente fluida, in continua evoluzione, come testimoniano i frequenti cambiamenti delle regole adottate per governare lo svolgimento dei combattimenti agonistici e in particolare la valutazione dei risultati e dei punteggi ottenuti dagli atleti. Il tema delle regole a cui gli arbitri si devono attenere costituisce una materia in continua evoluzione, ricca di complessità e problematicità, anche se l’obiettivo di un Kumite che veramente permetta di emergere agli atleti migliori e maturi nella direzione di uno spettacolo sportivo capace di soddisfare il pubblico non può dirsi oggi ancora pienamente raggiunto.

Cercherò comunque in questo articolo di analizzare le prospettive di evoluzione del Kumite sportivo, facendo tesoro della mia lunga esperienza di tecnico; inizierò le mie riflessioni da una precisazione doverosa, e cioè le differenza che esistono in tale pratica fra strategia e tattica. Chiedo ai lettori di seguirmi con pazienza su questo argomento, che ritengo ancora fondamentale come concetto.

E’ noto che definiamo con il termine strategia un complesso di programmi di preparazione atletica, tecnica, psicologica da svolgere nel lungo termine pere raggiungere determinati obiettivi. Parliamo invece di tattica quando è in gioco un obiettivo da raggiungere in tempi brevi, coniugando in modo creativo e tempestivo una serie di tecniche di rapido utilizzo.

Un esempio tratto dal campo della economia e del commercio ci può essere utile: in una economia globalizzata in cui la concorrenza non conosce confini,  i produttori di abbigliamento, tessile e accessori del nostro paese si sono trovati in grosse difficoltà, minacciati sempre di più da concorrenti di origine asiatica. Le risposte adottate sono state due: la prima, più tattica, è stata quella di abbassare i prezzi, riducendo i margini di profitto, e di puntare sulla qualità e originalità del prodotto. La seconda è stata quella definita “delocalizzazione”, cioè lo spostamento della attività produttiva in paesi dove il costo del lavoro e della produzione è molto più basso. Quest’ultima è una decisione strategica, richiede  la chiusura di stabilimenti nel nostro paese, la apertura di insediamenti produttivi in altri paesi, con diverse regole, diverse leggi, diversa organizzazione logistica: i tempi di realizzazione  e la complessità della operazione, ovviamente, sono molto più ampi.

La tattica nel Kumite moderno

Tradizionalmente le tattiche nel combattimento si possono riassumere in tre categorie:

A: Go no sen  La tattica in cui si permette all'avversario di attaccare per primo in modo che questi ci apra, mentre attacca, degli spazi che noi possiamo sfruttare per contrattaccare.  Miriamo con questa tattica a sfruttare dei punti deboli che l’avversario mostra durante la sua condotta offensiva, oppure ad indurlo ad offrici delle occasioni per nostre tattiche vincenti. Dobbiamo ricordare che la cosa più importante è mantenere o prendere il controllo del combattimento.
B: Sen No Sen

Attaccare nel momento esatto degli attacchi dell'avversario: è una tattica basata sulla scelta precisa del tempo, per portare un attacco proprio nel momento in cui l’avversario si scopre pensando, proprio grazie alla sua azione offensiva, di avere lui o di stare prendendo il controllo del combattimento.
C: Sen Sen No Sen

Attaccare prima degli attacchi dell'avversario. Può essere definito  preventivo, l’obiettivo è imporre la propria tattica prima che l’avversario metta in atto le sue.

Personalmente, dopo decenni di esperienza preparando atleti di diversa età, livello e categoria mi sento di consigliare, all’interno delle tattiche tradizionali che conservano il loro valore un approccio tecnico e psicologico al combattimento che dia il giusto spazio alla creatività del singolo atleta che sta conducendo io combattimento. In particolare ritengo si debbano mettere a fuoco i seguenti punti:

  • Mirare al minor dispendio di energia possibile, evitando tattiche poco efficaci che ci stresserebbero, indebolendoci dal punto di vista psicofisico, e potrebbero esporci ai contrattacchi degli avversari; ad esempio non ricorriamo ad  eccessivi spostamenti dalla propria linea.
  • Lavorare in modo intelligente sulla distanza, per potere utilizzare non solo le tecniche più comuni di pugno ma anche i calci e le proiezioni.
  • Usare una serrata alternanza tattica, cioè variare le tecniche, le combinazioni di tecniche, il ritmo impresso al combattimento, e in particolare variare continuamente il ritmo con cui si utilizzano le finte e le tecniche invece destinate a fare il punto .
  • Allenarsi in modo rigoroso per poter padroneggiare la giusta scelta del tempo, cioè sapere scegliere non solo come ma anche “quando” attaccare.

Questa riflessione sulla tattica deve essere collocata, nella preparazione di un atleta che aspiri al successo nell’ambito del Kumite moderno, nell’ambito di una seria programmazione strategica dell’allenamento, dove apprendimento delle tattiche, preparazione atletica, fattori psicologici, stile di vita e alimentazione dell’atleta devono essere integrati in una programmazione rigorosa.

Prima di entrare nel dettaglio delle diverse tattiche di combattimento che ho avuto modo di elaborare, prenderò in considerazione alcuni fattori generali di base che un tecnico deve tenere presente durante la preparazione, affinché questa possa rivelarsi poi efficace in gara.

  • La motivazione: è il primo ingrediente del successo sportivo, senza di essa il talento e i programmi di preparazione più avanzati hanno poche possibilità di portare un atleta alla vittoria. La motivazione è un elemento interiore, nessuno può darla a chi non sa trovarla dentro di sé, però l’ambiente, il coach, i compagni di squadra, i genitori per gli atleti in età evolutiva possono aiutare un praticante a riconoscerla, a coltivarla, a mantenerla.
  • L’equilibrio interiore: è una sintesi costruttiva dove si compongono insieme la serenità di fondo, la fiducia nelle proprie possibilità, il giusto livello di coinvolgimento ed anche il necessario distacco da ciò che si sta facendo o si sta progettando di intraprendere: un obiettivo sportivo è più raggiungibile se viene considerato importante, ma non assoluto. Si deve tenere alla vittoria, ma non dipendere da essa.
  • La creatività: la creatività di un karateka è la unione fra la fiducia in se stesso e la capacità di costruire tattiche innovative, articolate, adatte a sorprendere l’avversario. La fiducia in se stesso sostiene e protegge durante l’attività agonistica, dove ci si deve confrontare non solo con gli avversari, ma con fattori importanti come gli arbitri, il pubblico, le regole che cambiano. Consente di utilizzare, al momento giusto, il patrimonio di esperienza, allenamento, preparazione svolti in anni di lavoro. Tutto questo, però, deve riuscire a confluire in quei pochi secondi decisivi di un combattimento in cui la determinazione psicologica, l’esperienza tecnica, la preparazione atletica convergono insieme e fanno “la differenza” fra chi sarà il vincitore e chi non lo sarà. 
  • La preparazione fisica: il Karate è uno sport complesso, e la preparazione atletica dell’agonista deve metterlo in grado di esprimersi al massimo per tutti e tre i minuti del combattimento, senza cedimenti nella parte finale. Per questo ho coniato il termine di “allenamento anaerobico nell’aerobico”, per esprimere l’impegno che i tecnici devono mettere nel curare sia la resistenza che la forza esplosiva degli atleti che preparano.

Riassumerò ora alcuni degli schemi tattici che ho elaborato nella mia esperienza di tecnico:

Schema tattico 1:

Attaccare  in continuazione e per primi l’ avversario con tecniche  facili e leggere, utilizzare molto le finte e le spazzate, mantenendo una continua pressione offensiva incalzando  senza sosta fino a quando l'arbitro arresta il combattimento. Questa tattica  è efficace soprattutto contro un avversario più grande e più apparentemente più forte, e può essere utile per ribaltare un pronostico che vi vede in partenza sfavoriti. E’ una tattica che richiede velocità, determinazione e continuità.

Schema tattico 2:

Di fronte ad un avversario che ha impostato in chiave offensiva dall’inizio il combattimento, bisogna cogliere gli intervalli nella sua azione e i momenti in cui rientra dalle tecniche offensive, ed agire con preciso tempismo, coordinando tempi dell’azione e valutazione della distanza  dall’avversario. Bisogna indurre l’avversario ad attaccare, per potere cogliere spazi e tempi in cui portare a buon fine la nostra tecnica.

Schema tattico 3:

E’ lo schema basato sullo studio dinamico della distanza: impedire all’avversario di trovarsi ad una distanza che lo possa avvantaggiare, ad esempio nel confronto con un avversario più alto di noi mirare a mantenere una distanza corta, che gli sottragga una situazione potenzialmente favorevole costringendolo a combattere ad una distanza più favorevole per le nostre caratteristiche fisiche.

Schema tattico 4:

Questo schema consiste in un gioco di gambe continuo (fluttuazioni) durante il combattimento, per impedire all’avversario di precederci e imporre le sue tattiche. Si tratta di funzionare come una fisarmonica, chiudendosi quando l’avversario usa il suo gioco di gambe e riaprendosi immediatamente dopo, mantenendo ovviamente una guardia sicura. Alla base di questo schema tattico deve esserci durante la preparazione un lavoro specifico che definisco “footwork”, che prevede schemi di allenamento specifici. Un gioco di gambe più efficace, raffinato e variabile ci da una indiscutibile posizione di vantaggio sull’avversario.

Schema tattico 5: Non si deve mai perdere l’opportunità di sfruttare un errore commesso dall’avversario: nell’allenamento, bisogna potenziare la propria capacità di cogliere, con riflessi prontissimi, una esitazione, un errore nel tempo dell’attacco, una apertura nella guardia. Ad esempio, se il tuo avversario non porta una tecnica dopo una spazzata, allora probabilmente sta solo cercando di bloccare e anticiparti. Nelle gare con partecipanti di alto profilo ci si trova di fronte sempre ad avversari di valore, ma anche un professionista capace ed esperto in combattimento commette degli errori: sapere sfruttare gli errori dell’avversario è un ingrediente importante nella costruzione di un campione.

Schema tattico 6: alla base di questo schema c’è l’obiettivo di sfruttare una caratteristica della neurofisiologia degli esseri umani, che consiste nella capacità di apprendere sequenze motorie e di eseguirle in modo implicito, cioè in modo molto rapido ed efficace senza doverle prima programmare o “pensare”. Attraverso l’allenamento l’atleta deve giungere a padroneggiare uno o più “modelli di attacco di base” quello che appare più efficace considerate anche le qualità fisiche individuali (ad esempio altezza, agilità, velocità nel colpire con le gambe, eccetera). Tale modelli, tali pattern di attacco devono essere allenati con costanza e impegno, per divenire eseguibili in gara in modo estremamente naturale. Si tratta, in altre parole, di giungere a disporre di un database che contenga poche tecniche eseguibili in modo naturale, efficace e spontaneo. 

Schema tattico 7: conosciamo bene la tattica del pressing: ci riferiamo alla tattica messa in atto da un atleta  che si trova in svantaggio di punteggio in una fase finale del combattimento, cioè ha poco tempo per realizzare punti; ho notato che circa l’80% delle tecniche di gamba si subiscono sotto pressione, nel cosiddetto “triangolo delle Bermuda”: uso questo termine, ispirato al famoso triangolo delle Bermuda dove un numero statisticamente elevato di navi e aerei “sparivano” senza lasciare traccia, per sottolineare come in questi snodi particolari del combattimento e molto facile che un vantaggio di “punti” sparisca permettendo a chi sembrava destinato a perdere di recuperare.

Schema tattico 8: Di fronte alla tattica del pressing, l’atleta che è sotto pressione, che si trova cioè nel citato triangolo delle Bermuda, deve applicare una anti-tattica che può essere così esemplificata: A) stare attento al giogai, cioè non correre il rischio di farsi spingere fuori. B) se si muove verso denstra deve avere la gamba destra avanti, e viceversa se si muove verso sinistra. C) Usare molto la fluttuazione sulle gambe. D) Dal momento che ci pressa tende a muoversi frontalmente, usare la tattica di frequenti spostamenti a destra, a sinistra, anche indietro stando attenti al giogai, con l’obiettivo di “uscire” dalla tattica dell’avversario. E) Trovare il momento adatto (che spesso coincide con la fase di uscita) per mettere a segno una propria tecnica. F) Fare ricorso, in questi momenti più che mai, al proprio database di tecniche per noi più efficaci e naturali. G) Ricordare che l’80% delle tecniche di gambe che hanno successo sono portate in queste situazioni, e considerare inoltre il valore delle preparazione tecnica all’uso efficace delle schivate, sempre più utilizzate in chiave vincente oggi nel Karate di alto profilo.

 


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